Killing Floor 2014 (2)

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Il pubblico entra nella stanza; vuota e senza segni d’arte. Prendo posto tra la gente in modo anonimo. Attendo ancora qualche secondo per accelerare il senso di smarrimento e ricerca di un qualcosa da vedere o che sta per accadere.

Conquisto il centro della stanza camminando tra le persone con le mani alzate. Mi sto arrendendo, ecco… mi arrendo! Cedo alla pressione, alla stanchezza e al ritmo. Dopotutto ho una certa età.
Rimango con le mani alzate in segno di resa finché le forze me lo permettono, finché riesco a sostenere il peso delle mie braccia.
Finché tengo le mani alzate, mi arrendo all’arte. Non ce la faccio più e me ne faccio una ragione.
Esaurite le forze, le scorte, abbasso le braccia e torno tra la gente, sono come loro: uno che non si arrende.

Non provo mai l’azione prima di compierla. Voglio essere nelle medesime condizioni del pubblico, vergine alla verifica.
 

Giovanni Morbin, "Mi arrendo! - ibridazione 10", 2014

 

 

Il giorno 14 giugno 2014, sul Killing Floor, Giovanni Morbin tiene entrambe le braccia alzate, ben distese al di sopra della testa, continuativamente per 2 ore e 10 minuti. Il suo è il gesto di chi si arrende, ma una tale durata lo rende anche, o piuttosto, una prova di resistenza. Tant'è che, quando finalmente si deciderà ad abbassarle, ad arrendersi, sul suo volto apparirà un'espressione sofferente.
In un suo frammento, Franz Kafka scrive: “L'uomo che esulta e quello che sta per affogare alzano entrambi le braccia”.

Carlo Fossati, 2014

 

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