killing floor 2013
[the following text is to be translated]
ciao Carlo,
grazie davvero per gli inviti di sabato. Mi ha fatto un grande piacere essere lì al Killing Floor e poi a cena con tutti voi.
Mi sono chiesta quale feedback, da cellula esterna al progetto, potessi far pervenire a te che mi avevi invitata.
Beh, le impressioni immediate sulla cosa sono state diverse e anche in parte contrastanti tra loro.
Leggendo preventivamente il testo pubblicato sul sito ho immaginato un ambiente e una situazione che poteva avere un certo grado di elasticità e sviluppi inattesi.
Mi sentivo incuriosita e chiamata ad assumere una posizione altra da quella di visitatore di una mostra. Perche? Forse proprio perchè in quest'ultimo caso di solito esiste un pubblico invitato a "fruire" l'opera che ha raggiunto già, idealmente, uno stato "finale". Tale aspetto, insieme al peso sociale e politico del momento-inagurazione (sempre in riferimento a quanto avviene nella norma), porta a una osservazione quasi passiva o meglio "a distanza"… non saprei come definirla ma ora non trovo parole più chiare.
Nel primo caso invece, intendo al Killing Floor, sapere che i lavori presenti erano forse stati modificati, o avevano cambiato posizione spaziale nei mesi e potevano ancora subire in quel luogo dei cambiamenti, mi ha in qualche modo fatto sentire un possibile agente (nel senso di fattore che agisce, o può agire) all'interno di quel campo di forze fatto della relazione in essere tra le opere, tra la singola opera e lo spazio, e ancora con le persone, ecc. Come dire... un insolito stato di responsabilità nell'ipotesi che una reazione di qualche tipo possa modificare alcuni equilibri.
Eppure, in aggiunta a tutto ciò, ricordo che quando siamo usciti da lì ho pensato: probabilmente non è accaduto nulla. C'è un'aria immobile, anche se, cosa in sé positiva, un fiume di parole ha riguardato solo e unicamente quello che succede dentro e intorno agli oggetti presenti e nel frattempo è calato il sole. L'immagine dell'interno è come siderale e fuori dal tempo, il luogo totalmente chiaro, la luce diffusa toglie solidità agli oggetti. Sono trascorse quasi due ore e nessun equilibrio pare essersi spostato.
Sara era entrata con l'idea di portare via il lavoro e invece la sua stoffa è rimasta lì... qualcosa dunque le ha fatto cambiare idea... !?
Sono riuscita a scambiare parole solo con due degli artisti oltre che con te, Carlo... e ora? Lo spazio viene richiuso e tutto sospeso fino a che cosa... a quando?
Manuela, 26/5/13
Sara, giugno 2013
thanks to: Andrea Caretto, Manuele Cerutti, Sara Enrico, Alessandro Quaranta, Manuela Savioli, Raffaella Spagna