Alessandro Quaranta a "Old songs new songs"
A partire dalla fine di marzo di quest'anno Alessandro Quaranta ha frequentato una parte dello spazio di via Parma 31, usandola come studio. Soprattutto sentiva la necessità di esplorare una suggestione di antica origine, che lo aveva già portato a realizzare l'opera video I non illusi errano, presentata una prima volta a Milano nella primavera del 2014, poi a Sierre, in Svizzera, nell'estate dello stesso anno, e infine a Exilles, lo scorso luglio. Già da tempo ad Alessandro, guardando certi film di Robert Bresson, era capitato di notare la ricorrente apparizione di un fenomeno di riflessione di un'immagine effimera/fenomenica sulla superficie di un liquido contenuto all'interno di una tazza o di una brocca o di un bicchiere. Oggetti sempre in precario equilibrio (talvolta prossimi a cadere e quindi rompersi), ragione per cui la stessa immagine partecipava della precarietà del liquido, a sua volta reso instabile dal movimento del contenitore.
Così, in via Parma cominciò a ritrarre l'ovale creato dall'acqua contenuta in una tazza, posta nei pressi di un lucernario o di una delle grandi finestre presenti là, riflettendo una porzione di una di queste o di quello. Il percorso lavorativo necessario ad Alessandro per arrivare ai quattro oracoli presentati il 25 giugno scorso a blank è stato abbastanza lungo e complesso, ma il risultato molto soddisfacente. Grazie all'uso di un materiale assai particolare come l'olio di oliva, ogni foglio, in corrispondenza dell'immagine riflessa dal lucernario o da una finestra, è in grado di catturare la luce proveniente da una finestra di blank, davanti alla quale gli oracoli sono stati posti, ricreando così, in un modo nuovo, quel primitivo fenomeno.
Curiosamente, l'opera music for clouds, di Steve Roden, allestita nelle vicinanze dell'opera di Quaranta, ha una genesi analoga, dato che l'artista americano, quando venne per la prima volta a visitare una mostra [di Julius] nello spazio di e/static in via Parma 31, nel 2001, notò i lucernari presenti nello spazio, e volle creare l'opera – presentata nella sua mostra del 2002, a year of skies – che comprendeva nel suo ambito di fruizione l'immagine del cielo vista attraverso uno di essi, da chi si fosse coricato sulla piattaforma. Quando decisi di riallestire music for clouds a blank, ovviamente ero consapevole dell'indisponibilità del lucernario, e la piattaforma venne così posta in modo tale da permettere la visione del cielo attraverso la parte superiore del telaio di una finestra. L'opera di Alessandro Quaranta, del tutto incidentalmente – ovvero senza prevenzione – ha permesso il recupero, sia pure ideale, dell'elemento lucernario, così importante per l'ideazione e la fruizione dell'opera di Roden.
Carlo Fossati, luglio 2015