Disegnare l'aria (appunti di lavoro)
Disegnare l'aria
Il titolo di questo progetto espositivo (che verrà presentato in mostra nell'ottobre 2017) si riferisce a una pratica del disegno che rinuncia al supporto di un modello prescelto (qualcosa di 'reale', un oggetto tangibile), ma si rivolge a un'immagine invisibile – o visibile soltanto all'autore, sospesa nell'aria – sfuggente, relativa a un'ente intangibile, ma altrettanto reale, attinente all'ambito percettivo, in senso ampio, di qualcuno. Ci sono molte possibilità, molte aree diverse a cui è possibile, per il disegnatore visionario (o delle visioni) attingere nella sua pratica, e ognuno degli artisti partecipanti alla mostra (ancora nella sua fase progettuale) rappresenta bene una di queste aree, di queste possibilità.
Miki Yui già da molto tempo ha stabilito una sua modalità – piuttosto esistenziale che artistica in senso stretto - discontinua ancorché frequente, che consiste nel tentativo, rapido e spesso quasi febbrile (bisogna fare presto, l'immagine sta svanendo, come e perfino più velocemente di un raggio di sole che attraverso le imposte penetra in una casa) di trattenere frammenti dei suoi sogni, alcuni dei quali ricorrenti. Miki, subito al risveglio mattutino, spesso traccia su un suo libriccino destinato a questo compito immagini del sogno appena interrotto, le cui figure, colori, suoni e odori ancora aleggiano intorno a lei, per pochi secondi. Talvolta l'operazione si svolge dopo qualche tempo dal risveglio, è più accurata, il ricordo ancora persiste con nitidezza. Ma i disegni del risveglio devono essere fulminei, tanto forte era la percezione del sogno, quanto rapido è il suo dissolversi. E allora Miki si serve anche di parole, che sembrano poter meglio sintetizzare, a volte, un'immagine tanto forte quanto inafferrabile.
Saverio Tonoli Adamo ricorre spesso a una pratica del disegno che è analoga a quella di Yui ma se ne differenzia per molti aspetti. Nella serie dei disegni fatti in spiaggia, d'estate, intorno a lui c'è una luce fortissima (sono spiagge italiane, o in Spagna), che parrebbe escludere ogni visione che non sia quella iperrealistica del paesaggio intorno a lui. Saverio fa uso di sassi che raccoglie sulla spiaggia, o sulla battigia, e della sabbia stessa, e di questi elementi tangibili del paesaggio si serve per istigare l'avverarsi di un'esperienza trascendente, dalla quale si materializzano disegni intensamente colorati (colori che forse Saverio non poteva vedere lì, in quei momenti) che sembrano suggerire forme incomprensibili, o inclassificabili, mentre l'unica testimonianza lasciata dalle pietre o dalla sabbia (questi 'catalizzatori della visione') è la loro assenza, o sparizione, che così le rappresenta.
Anche Loren Chasse fa i suoi disegni all'aperto, estemporaneamente, ed è un qualsiasi fenomeno reale (una forma, un suono, un effetto di luce o una qualsiasi situazione improvvisa e inattesa) a dare un impulso alla sua immaginazione, e il tentativo messo in atto è quello di rappresentare qualcosa che si manifesta improvviso e incontrollabile dentro di lui, quasi sincronico a quel fenomeno. Chasse tralascia spesso di completare il disegno, per lasciare spazio a ciò che non si può (o che è meglio non) rappresentare, o che si potrebbe bensì rappresentare soltanto ricorrendo a una finzione. Ciò che toglierebbe al disegno la sua energia vitale, e la sua capacità di trattenere una traccia plausibile del fenomeno (fuori/dentro di lui) senza pretendere di averlo catturato, proprio come una preda, ovvero uccidendolo. Nelle parole di Loren Chasse, sul risultato di queste azioni, sempre molto rapide e impreparate, realizzate servendosi dei materiali a portata di mano in quel momento, nel momento in cui l'epifania ha luogo, “what I get is an apparition with but a small foot in this world ”.
Carlo Fossati, marzo 2017