Terry Fox: Vocale vocale
L'artista americano, alla sua prima mostra in Italia dopo molti anni, appartiene a quel numero di artisti che, fra i '60 e i '70, con un atteggiamento radicale e senza compromessi, rifiutarono le forme d'arte tradizionali per crearne altre del tutto nuove. Terry Fox, in particolare, si impose all'attenzione internazionale come provocativo e originale autore di 'performances' catartiche basate spesso, e in una forma ogni volta diversa, sull’esplorazione dei propri estremi limiti di resistenza fisica, all'interno di una struttura progettuale rigorosa e serrata. Un tipo di evento personalissimo, anche per la presenza ricorrente del suono nella sua qualità di fenomeno fisico. Memorabili le collaborazioni con altri maestri di questo particolare ambito espressivo, quali Vito Acconci, Dennis Oppenheim e, nel caso del famoso Isolation Unit, del 1970, Joseph Beuys. A partire dagli anni '80, l’aspetto performativo del suo lavoro ha perduto via via sempre più la sua prevalenza a favore di quello installativo. Esempio, raro nel panorama attuale, di artista (ri)cercatore, al di fuori delle mode, mai prevedibile, la sua è un'opera complessa, in costante evoluzione, che tende sempre a stabilire un contatto diretto e forte con il visitatore. A proposito di questa mostra, l'artista dice infatti: «…vorrei imparare qualcosa (di nuovo) non soltanto mostrare qualcosa. E voglio che il visitatore partecipi alla riuscita di questo processo di apprendimento e di ricerca».
Il titolo della mostra accosta due omonimi, un sostantivo e un aggettivo, e deriva dalla celebre poesia Voyelles di Rimbaud. Partendo dall'associazione che il poeta francese vi fa delle cinque vocali con altrettanti colori, Fox ha progettato, considerando la specificità dello spazio di e/static, un affascinante, articolato allestimento sul tema, cruciale nella sua opera, della sinestesia.
La sera dell’inaugurazione avrà luogo la performance Lever, di Terry Fox.
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