Nell'aria I (Luca Vitone a Eco e Narciso)
Di fronte all'imponente ex-Convitto femminile di Perosa Argentina, svuotato e da molti anni in abbandono, è facile provare una sensazione di distanza. Non poche sono state le trasformazioni, occorse nel corso di decenni, fra le industrie manifatturiere locali, che così drasticamente hanno trasformato molti dei luoghi che in passato costituivano l'orgoglio produttivo di regioni come il Piemonte. Già dal sito di questa architettura, di fronte alla fabbrica poco più giù in valle, si avverte l'atmosfera che le lavoratrici potevano respirare là attorno. Osservando l’austera disposizione delle camerate, i lunghi lavabi comuni in metallo, gli stretti passaggi, le scale ripide, ancor più sembrano emergere quelle sensazioni legate all'insieme di storie, di casi e vicende umane incrociatesi per decenni. Proprio come un'eco riemergente dal passato, ecco alzarsi musiche e canti che si perdono per i vasti piani e le scale.
Osservando una stanza angusta, si nota, inaspettatattamente, un antico arcolaio.
Vagando tra un piano e l'altro, si susseguono così impressioni e pensieri, che sfuggono però una facile spiegazione: qualche canto sembra rievocare precise situazioni, ma allo stesso tempo sembrano sfuggirci non tanto i nessi quanto le chiavi di comprensione d'esperienze vissute in un tempo oramai "altro".
Ogni lavoro di Luca Vitone nasce da una sintomatica attitudine interiore: la cura, una forma quasi di "auscultazione", che l'artista sviluppa nei confronti di aspetti, anche minimi, che vengono individuati e rilevati in un ambiente, in un luogo preso in esame. Questa logica dell'attenzione, talvolta visibile, più spesso sotterranea, che seleziona fenomeni e caratteristiche particolarmente significative nella storia di un luogo o di un contesto ambientale (ma anche di un momento storicamente individuato, di un momento della vita di alcune persone, di un gruppo sociale o etnico) diventa il terreno d'esplorazione privilegiato, reale e metaforico.
Vitone non cerca approcci eclatanti, la sua prassi sposa l'appartato rigore dell'archeologo con la distesa attenzione dell'archivista. E delle dense stratificazioni di storie, che compongono gli scenari individuati, egli attraversa e lascia emergere proprio quelle suggestioni apparentemente più lontane, come sepolte dalla realtà contingente, che oltrepassano memorie immediate, per snodarsi all'interno di recessi segreti. Si riattiva un lavoro di scavo, proprio così come viene talvolta messo in scena in particolari occasioni espositive in cui l'artista ha realizzato inaspettate installazioni (basti ricordare le mostre presso Villa Medici a Roma, in La Ville, le Jardin, la Mémoire o presso la vallata del Casinò di Luxembourg, poche stagioni fa).
Questo lavoro trova forte connotazione e un piano di lettura in un operato solo apparentemente anonimo, e che è distante dalla condizione dell'autore che si pone la sua presenza in primo piano. Attraverso sorprese discrete, una sapiente orchestrazione degli elementi installati, "situati", ecco risultare, al termine di un solitario e progressivo lavoro d'analisi, anamnesi e conoscenza, le caratteristiche proprie dello scavo, un processo "sorgivo", interessato a far venire alla luce.
Così nel caso dell'ampia installazione realizzata a Perosa Argentina, dove il fabbricato tutto si carica di risonanze e suoni particolari, le vibrazioni prodotte riattivano la percezione di un passato non più remoto.
In fondo, l'essenza dell'atteggiamento di Vitone è in opposizione consapevole a quel senso d'usura che si produce di fronte a tante immagini, spesso inutilmente estetizzanti: ogni progetto sviluppato dall'artista porta gli spettatori a ripercorrere gli stadi ed i passaggi che egli ha connesso per approfondire e sostanziare la sua lettura. Anche in questo caso, un semplice strumento di lavoro, l'arcolaio di legno (così come una fisarmonica) o i canti evocati dei luoghi originari delle operaie, producono non la semplice somma di memorie particolari, quanto piuttosto la sensazione di un momento conoscitivo, attraverso cui riaffiorano quei legami più profondi che costituivano i rapporti umani. La soglia d'attenzione, implicita in lavori come questo, è sostanziale, ma ancor più sottili l'occhio, l'udito dell'autore e dell'osservatore incuriositi.
Francesco Bernardelli, 2003
[dal catalogo di "Eco e Narciso. Cultura Materiale/arte"]
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