Vincenzo Cabiati: Romantico Terragni
L'accostamento di una parola come 'romantico' - usata e abusata da secoli e associata spesso a un senso di 'morbido' e/o caldo, quando non languido, e perfino un po' 'sovraccarico' - al nome di Terragni è qualcosa di inaudito e probabilmente sconcertante per molti. Ma a farlo è un artista come Vincenzo Cabiati, avvezzo a mettere insieme, nel breve volgere di pochi centimetri (nei suoi quadri) o di pochi metri (nelle installazioni), nel tempo minimo che occorre a un solo sguardo per afferrarli tutti insieme, gli elementi più disparati e incongrui (il porto di Savona all'alba e una carrozza che attraversa la campagna inglese nel '700, o un'architettura utopica di Ledoux, l'architetto del re Sole, con una pallina da ping-pong).
In alcuni dei lavori presentati qui per la prima volta (e realizzati appositamente per e/static) Giuseppe Terragni, architetto modernista attivo fra le due guerre, compare, in questa che è la prima mostra personale di Cabiati da qualche anno, per il fatto di essere l'autore della Casa del Fascio di Como. Un edificio chiaro, quasi bianco, asciutto, limpidamente disegnato nello spazio, che viene qui investito dall'irrompere dei colori accesi di un tramonto, questo emblema istituzionalizzato dell'estetica 'romantica'.
La procedura dell'antitesi, tipica dell'opera di questo artista, viene utilizzata in tutte e quattro le opere presentate. Cabiati mette insieme almeno due elementi, sempre, oppure tre o quattro: noi possiamo vederli ad uno ad uno, oppure insieme, sovrapposti o giustapposti, e sono quindi almeno tre le possibilità offerte allo spettatore. ll trucco c'è e si vede, si deve vedere, basta spostarsi di qualche passo per far svanire l'incanto che la veduta frontale sa creare. Un passo indietro, e ancora la magia si ripropone, secondo le regole di un gioco che l'autore ha sì ideato, ma che sta poi a noi stessi mettere in pratica, guidati da una lucidità che sappia essere anche ludica.
Con un atteggiamento di affettuosa ironia, chiedendo con garbo la nostra complicità, Cabiati ci propone anche stavolta qualcosa che sembra molto leggero ma è anche serio, cioè rigorosamente congegnato per poterci giocare, con lo sguardo e con il pensiero che dalla visione prende la rincorsa.
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