Alessandro Quaranta: 10 storie di veglia (dal Killing Floor)
Dal 29 aprile al 26 giugno di quest'anno, per l'intera durata del Killing Floor II, una webcam installata all'interno di blank ha ripreso con scatti regolari (la cadenza era variabile, a seconda dei periodi, da un minimo di un minuto a un massimo di tre minuti), tutto ciò che vi avveniva, dalle 6 alle 21.30 di ogni giorno, funzionando in maniera del tutto autonoma, indipendente dalla volontà di chiunque, trascurata, anzi ignorata un po' da tutti, a parte il sottoscritto e Alessandro Quaranta. Queste video-camere di vigilanza fanno ormai parte della normalità, se ne vedono in giro moltissime, quasi nessuno ci fa più caso, e diventano importanti soltanto raramente, in occasione di un evento fuori dall'ordinario, generalmente di natura delittuosa. In quei casi le registrazioni effettuate vengono studiate e analizzate, alla ricerca di conferme o di aspetti innovativi, che aprano nuove prospettive, permettendo spesso di risolvere casi difficili e altrimenti insolubili.
Alessandro durante quei due mesi teneva d'occhio, da lontano, attraverso internet e grazie a un software che raccoglieva tutte le immagini, l'azione oggettiva e distaccata della webcam. Di quando in quando notava (e registrava sul suo taccuino di lavoro) qualcosa di straordinario, spesso soltanto un particolare effetto di luce, oppure un micro-evento in grado di alterare la consuetudine, modificando quasi impercettibilmente l'immagine, apparentemente sempre la stessa, immutata, nella stragrande maggioranza dei frames. Non cercava nessuna conferma, Alessandro, nessun indizio o prova, ma semplicemente osservava, isolando, talvolta, una singola immagine, con cui - ovvero, con una persona, una cosa o un avvenimento 'immortalati' dalla camera - spontaneamente stabilire una particolare relazione, sia pure univoca e virtuale, un contatto di natura sempre più o meno intensamente affettiva (nel senso letterale del termine)*. Spesso, una connessione si stabiliva fra immagini diverse e talvolta anche temporalmente distanti fra loro, e in questo secondo caso nascevano nuove storie, la realtà così freddamente ritratta dal mezzo meccanico si trasformava, attraverso l'esperienza anche emotiva di Alessandro, diventando una peculiare narrazione, agita da raggi di luce, oggetti vari, o dagli artisti che stavano lavorando sul Killing Floor (Ludovica Carbotta, Alis/Filliol, Giovanni Morbin) e tutti gli 'estranei interessati', persone presenti sia durante le tre presentazioni sia, occasionalmente, prima o dopo.
In questo processo, l'azione della webcam si riscaldava venendo fruita e monitorata dallo sguardo remoto di Alessandro, e il risultato di questa operazione complessa e protrattasi nel tempo è un'antologia di storie, più o meno lunghe, che verranno presentate dall'autore giovedì 16 ottobre proprio a blank, a circa tre mesi e mezzo dalla fine delle riprese, raccolte in 10 libretti, ognuno dedicato a una particolare tipologia, stabilita dallo stesso autore.
Questo di Quaranta non è un mero resoconto del Killing Floor II, soprattutto non è un'arida e didascalica documentazione degli interventi artistici che vi si sono succeduti, ma credo si debba considerare bensì una sorta di trasfigurazione quasi mitica, dal suo personale punto di vista, di quei due mesi, e di tutti i protagonisti delle sue storie. In esse, persone, oggetti, raggi di luce e ombre sembrano agire liberamente e in una dimensione fantastica, come liberati dalle categorie in cui tutti, obbedendo alle nostre mediocri convenzioni, vengono normalmente collocati, conquistando così un'indipendenza, un'alterità che ce li rende misteriosi e conturbanti, allo stesso modo in cui talvolta in un sogno vediamo apparire persone e luoghi sconosciuti, che quasi sempre ci sfuggono al risveglio, e di cui, spesso, rimane in noi una traccia vaga ma persistente durante il giorno. È così che molti, pur riconoscendo le proprie fattezze all'interno di alcune immagini dei libretti di Alessandro Quaranta, potrebbero avere la sensazione di vedersi per la prima volta, e sorprendersi come davanti all'apparizione di uno sconosciuto. E altrettanto nuovo e sconosciuto potrà apparire loro un oggetto noto o comunque ordinario, e lo stesso spazio in cui hanno lavorato per ore o giorni, o che hanno talvolta frequentato, negli ultimi mesi o anni. (C. Fossati)
*: Affettivo [in psicologia]: facoltà a., quelle della sfera del sentimento, in opposizione alle facoltà intellettive; [in terminologia linguistica]: linguaggio a., dove predominano gli impulsi alogici.
(dal Vocabolario Italiano Treccani)
011235140 estatic.it
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